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Spit&Fix

 
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Dispensa corso d’armo

Tasselli (CAVIGLIE) da roccia.
I tipi più in uso sono tasselli (caviglie) di tipo:

  • ·        autoperforanti SPIT ROC MF8;
  • ·        non autoperforanti ad espansione SPIT FIX M8, HILTI HSA/HST/HSR8, UPAT; gli HILTI e gli UPAT sono meno utilizzati.

Di entrambe le categorie troviamo in commercio sia quelli i acciaio “normale” che in acciaio “inox” (i migliori anche se più costosi).

Roccia.
Pur sembrando superfluo parlare di questo elemento BISOGNA considerare che nessun tassello “tiene su lo speleo”, se viene infisso su roccia “scadente”.

Regola aurea:
buona roccia per buon tassello

Pertanto cominciamo con un paio di consigli:

  • a)      Non infiggere tasselli in concrezioni perché la tendenza, col tempo, è quella di ampliare il foro dove sono alloggiati.
  • b)      Tanto più la roccia si sgretola nella parte superiore del foro, tanto maggiore sarà la diminuzione del carico di rottura del tassello.

Alcune considerazioni sul materiaLe con cUi sono realizzati i FIX ed i ROC.
I FIX in acciaio “normale” sono realizzati con acciaio di qualità inferiore a quello dei bulloni 8.8 o A2 inox usati per fissare le piastrine o gli anelli sui ROC annegati nella roccia (ma non è diverso di molto dal materiale di cui è composta la caviglia ROC “normale”).
I FIX “normali” hanno una MINORE resistenza al taglio ed all’estrazione a parità di condizioni d’infissione con i ROC.
Solo i FIX in acciaio inox risultano quasi paragonabili ai ROC in acciaio “normale”; oggi però sono in commercio anche ROC in acciaio INOX (ditta Raumer) che possono definirsi il non plus ultra per la sicurezza nel tempo...ma costano molto e devo o essere infissi perforando prima con una caviglia “normale” e poi inseriti e battuti nella roccia perché non hanno i “denti” per forare.

Nota per gli SPIT ROC MF8:
Sembra che la geometria attuale (dal 1999 ad oggi) di queste caviglie sia stata cambiata dalla ditta produttrice, pertanto abbiamo che per i ROC precedenti al 1987 abbiamo una resistenza a taglio di 2.250 kg rispetto a quelli prodotti dal 1999 che è di 2.256 – pertanto invariata. Ad estrazione, invece, troviamo che quelli “vecchi” tenevano 3.100 kg mentre quelli “nuovi” tengono solo 2.256 kg.
Quindi un valore di resistenza ad estrazione diminuito di circa 500 kg.

Nota per FIX della Hilti HSA 8:
Anche in questo caso la ditta produttrice sembra abbia modificato la geometria del tassello (dal 1999 ad oggi) per cui abbiamo rilevato che i tasselli costruiti precedentemente al 1997 tenevano, a taglio, 1.017 kg mentre quelli “nuovi” tengono 1.568 kg. Ad estrazione abbiamo, per quelli “vecchi” 2.053 kg mentre quelli “nuovi” presentano un valore di 2.096 kg.
Il buono della cosa è che i valori rilevati erano estremamente omogenei; su 6 prove effettuate a Costacciaro i risultati erano molto simili (1.681,1.565,1.564,1.468,1.541,1.589). Questa ripetitività dei risultati è garanzia di tenuta costante dei materiali e quindi di sicurezza.
Quindi un valore di resistenza a taglio diminuito di circa 500 kg.

CONSIDERAZIONE. 
Occorre fare molta attenzione perché le case produttrici di tasselli tipo FIX o SPIT possono cambiare le caratteristiche dei tasselli senza preavviso e in modo tale che non sia possibile evidenziare i cambiamenti a colpo d’occhio.

NOVITA’.
La UPAT ha messo in commercio un tassello tipo FIX con collarino di tenuta in acciaio inox che migliora nettamente le caratteristiche di tenuta nel tempo. Questo perché sembra che la parte debole del FIX è proprio il collarino d’espansione che, se in acciaio “normale”, si deteriora velocemente mentre in inox ne aumenta l’affidabilità e la tenuta. Tutto ciò ad un costo relativamente contenuto rispetto ad un FIX tutto in inox.

RESISTENZA A PARITA’ DI CONDIZIONI D’INFISSIONE OVVERO NELLO STESSO TIPO DI ROCCIA:
ROC “normali”=  taglio tra i 1.500 ed i 2.600 kg – estrazione tra i 1.600 ed i 3.100 kg;
FIX “normali” = taglio  tra i 1.300 ed i 1.400 Kg – estrazione  tra i 1.500 ed i 2.100 kg.
FIX inox = taglio tra i 1.500 ed i 2.000 kg – estrazione tra i 1.500 ed i 2.600 kg.
Più in generale i FIX hanno tenuta inferiore ai ROC dal 20% al 40%.
La resistenza alle sollecitazioni dei FIX è data dal solo collarino che si espande quando avvitiamo il dado sulla testa della bara filettata mentre per gli SPIT è data dalla sola parte della caviglia espansa dal conetto!!
Quindi non ha importanza rilevante quanto sono lunghi perché se andiamo a vedere quanto è la parte che “ci tiene su” scopriamo che è davvero poca cosa: qualche millimetro!
Basta un gioco di pochi decimi di mm per fare decadere tutto il sistema di tenuta nel FIX (che alle volte con una mano di sfila…) o, nello SPIT, laddove il conetto non sia ben piantato nella caviglia autoperofornate (abbiamo battuto poco con il martello o il fondo del foro non era perfettamente piatto…).

Bulloni.
I bulloni “da ferramenta”, ovvero non marcati sulla testa, devono essere tassativamente eliminati (il carico di rottura si riduce anche del 60%!!) quindi “quelli buoni” devono essere:

  • ·        Per le placchette utilizzare bulloni di dimensioni 8x16 marcato 8.8 oppure A2 (gambo filettato da 15 mm);
  • ·        Per anelli utilizzare bulloni dimensioni 8x20 marcati 8.8 oppure A2 (gambo filettato da 20 mm).

Ricordare che con carico a “taglio” si rompe il bullone e non il complesso tassello-roccia (2250 Kg).
Ad estrazione cede sempre la roccia (3100 Kg).
La tenuta di un bullone è tanto più elevata quanto meno si trova in condizione di subire flessione.
Sino a 1 o 2 mm di “gioco” tra placchetta e roccia non si riscontrano pericolose variazioni di tenuta ma non si devono superare questi valori.
I Bulloni devono essere avvitati nella sede filettata per una profondità pari al loro diametro - per i ROC MF8 pari a 6,5 mm -, quindi avvitarli per almeno 5 giri completi.

Coppia di serraggio per FIX.
Ricordarsi di non eccedere con la forza di serraggio: ottimale sarebbe un valore di 2 kgm, ovvero serrare “forte” ma non troppo (ma chi si porta appresso una chiave dinamometrica in grotta!?).
A 4 Kgm - serrando fortissimo - si rompe il FIX;
A 1 Kgm - serrare appena - il FIX diventa “ballerino”.
Il continuo serrare e svitare porta a diminuire la resistenza generale con casi limite in cui la sede si allarga - sono sufficienti pochi decimi di mm che possono crearsi anche solo con l’attrito della filettatura nel foro ….- tanto da fare uscire dal foro il tassello tirandolo con le dita!!

Regola aurea:
lasciare in sede le placchette o gli anelli quando si arma con FIX

ma nella realtà accade di togliere sempre la placchetta e allora:

quando si inserisce la placchetta NON serrare troppo il dado - basta evitare che la placchetta  si muova facilmente con le mani.

Coppia di serraggio per ROC.
Non eccedere col serraggio, basta che le placchette o gli a anelli siano a contatto di roccia.
Valore suggerito 2 Kgm - come per i FIX-.
A  8 kgm si rompe il bullone,
A 0 kgm si ottiene la massima resistenza! Quindi…

Regola aurea:

Serrare poco il bullone, basta che tenga piastrine o anelli contro la parete, nulla più.

Distanza di posa tra più tasselli (ROC e FIX).
Quando vi è la necessità di infiggere due tasselli vicini tra loro si tenga presente che:

  • a)      A taglio non c’è corrispondenza fra distanza del ROC e carico di rottura.
  • b)      Ad estrazione la massima resistenza si ottiene con tasselli posti ad almeno 13 cm tra loro (per i ROC) e ad 11 cm tra loro (per i FIX). Anche se così non fosse, due tasselli vicini offrono una resistenza sempre maggiore di quella di un solo tassello!! Ovvio no?
  • c)      La presenza di tassello non trazionato o di foro vuoto vicino – fino a 3 cm – a quello del tassello sotto carico non influenza la normale tenuta di quest’ultimo.
  • d)      È buona norma considerare la presenza di microfratture invisibili all’occhio che potrebbero compromettere la tenuta dei tasselli troppo vicini tra loro.

Regola aurea:
un palmo di distanza tra un tassello e l’altro.

Perforazione a mano o con trapano per SPIT ROC MF8.

L’esecuzione del foro nella roccia per i ROC solitamente viene eseguita a mano con un “perforatore” (piantaspit) però…è possibile eseguire il foro per il ROC anche con un trapano a patto che si tenga in considerazione che:

  • ·        La perforazione deve avvenire con punta da 12 mm,
  • ·        Si “consuma” molta energia e si ottengono meno buchi - a parità di batteria - rispetto a quelli che si otterrebbero con le punte da 8 mm usate per realizzare i fori per i FIX.
  • ·        Non è possibile “finire” tutto i foro con la punta del trapano, ma si deve completare l’opera sempre a mano (e vedremo perché poco più avanti).

Ricordiamo che la perforazione deve avvenire in modo da lasciare il fondo del foro PIATTO, solo così si permette al cuneo (conetto) di trovare una buona superficie su cui posarsi e poi penetrare nel ROC per dilatarlo e fissarlo alle pareti del foro - solo così gli speleo vengono “tenuti su” come si deve, altrimenti si rischia di “fischiare da basso” con il ROC che ci accompagna nell’ultimo viaggio…).
Il foro della punta del trapano termina sempre a forma conica!! Dobbiamo necessariamente evitare di finire il foro con il trapano perché in quest’ultimo caso il cono inserito nella testa del ROC non penetra completamente, (circa 1,5 mm in meno) e quindi non fissa a dovere il ROC nella sua sede.
Però si sappia che con il fondo del foro “conico”, le sollecitazioni all’ancoraggio producono:

  • ·        a “taglio”: nessuna differenza di tenuta,
  • ·        a “estrazione”: diminuisce sino al 26 % (parliamo di circa 800 Kg in meno!) rispetto al valore di messa in opera corretta. (e qui è davvero pericoloso).

Regola aurea:

usare il trapano per fare il grosso del foro e poi rifinirlo a mano.
N.B.
Per i ROC inox della ditta Raumer si deve forare con apposito attrezzo e dopo inserire la caviglia - che già contiene il cuneo -.

Svasatura del foro (ROC e FIX).
La svasatura del foro nella roccia influisce sulla tenuta generale in particolare per la trazione a “taglio” mentre ad “estrazione” è praticamente ininfluente.
E’vero che difficilmente, anche i più imbranati, riescano a creare svasature superiori a 2 mm, ma a questo punto si potrebbe rimediare approfondendo il foro di 1 mm, così il bullone ed il corpo del tassello hanno meno possibilità di flettersi riportando il carico di rottura a valori di sicurezza.
Ricordarsi di procedere come segue:

  • a)      Con il trapano iniziare a forare SENZA percussione sino a che il foro non è profondo almeno 2 o 3 mm,
  • b)      Con il piantaspit agire inizialmente con colpi di martello leggeri.

Profondità del foro.
Per i ROC deve essere profondo 30 mm e con diametro 12 mm.
Per quanto riguarda la resistenza a “taglio” abbiamo:

  • a)      Lo “sporgere fuori” abbassa la resistenza in maniera consistente, non si utilizzi un ROC “primaverile” ovvero che sporga dalla roccia più di 2 mm.
  • b)      1 mm di sporgenza permette di ottenere, comunque, una resistenza identica a quella con sporgenza 0 mm.
  • c)      I tasselli infossati di 2 mm hanno addirittura una tenuta superiore allo standard.

Per quanto riguarda la resistenza ad estrazione abbiamo che il variare della sporgenza o dell’eccessiva infissione produce modifiche molto contenute e la resistenza non scende mai sotto i 2000 kg.

Regola aurea:
meglio eseguire fori più profondi che lasciar sporgere il ROC

Per i FIX, che sono composti da una parte NON filettata di 27 mm e di una parte filettata di lunghezza variabile da tipo a tipo, e se considerando la necessità di fissare solo piastrine o anelli per la pratica speleologica, la profondità del foro  non è esattamente prestabilita come per i ROC. Attenzione! Perché forare “più profondo” del necessario? Si sprecherebbe inutilmente “batteria”, quindi forare “il giusto” e conservare energia per altri fori…
A taglio i FIX non risentono dello sporgere della parte filettata. Ad estrazione il comportamento è pressoché uguale.

Regola aurea:

meglio eseguire fori  che permettano di tenere almeno 5 mm di filettatura nel foro

Attenzione!
L’infissione dei FIX deve avvenire in roccia buona come per i ROC.
Non considerare - come afferma qualche vecchio speleologo – che i FIX siano la soluzione a tutti quei casi in cui la roccia è “marcia”, confidando nella possibilità che forare senza una profondità prefissata consenta di andare a “pescare” la roccia solida e compatta: convinzione errata e pericolosa, se mai si dovesse operare in tal senso  far lavorare ad estrazione il FIX .

Inclinazione dell’asse del tassello.
Non sempre si riesce ad infiggere  tassello con asse perpendicolare alla roccia (che sarebbe la condizione ideale).
Per i ROC, se si deve sbagliare, è meglio infiggere il tassello con l’asse leggermente piegato verso la direzione di trazione approfondendo i fori qualche mm così da portare  ad avere tutta la boccola dentro la roccia. A “taglio” la massima tenuta si ottiene con inclinazione di 80° rispetto alla direzione di trazione (in pratica non infiggere il ROC perpendicolarmente alla roccia ma 10° “in giù”); ad “estrazione” inclinazioni di pochi gradi comportano brusche variazioni di tenuta! Occhio!!
Per i FIX non esistono, invece, differenze notevoli di tenuta, considerato che, comunque, hanno carichi di rottura inferiori ai ROC ma che si mantengono costanti anche al variare dell’inclinazione dell’asse d’infissione. A “taglio”, in linea teorica, si ottiene massima resistenza con inclinazione di 85° verso la direzione di trazione (in pratica non infiggere il FIX perpendicolarmente alla roccia ma 5° “in giù”); ad “estrazione” è sempre meglio seguire la massima “verticalità o coassialità” che dir si voglia.

Cambiare i cunei (conetti).
Esistono diverse marche di tasselli con relative differenze tra i cunei. Le leggere differenze tra loro NON permettono l’intercambiabilità: attenzione!
Si ricordi che con tassello SPIT e cuneo HILTI, ad estrazione, abbiamo una resistenza di soli 400 Kg le cui conseguenze potrebbero essere tragiche: è sufficiente una brusca frenata sul discensore per sfasciare tutto e fischiare in basso !!
Tasselli HILTI e cunei SPIT hanno tenuta identica a cuneo/tasello SPIT.
Conclusione: evitare di utilizzare cunei HILTI.

Messa in posa ROC.

  • 1)      Battere con un martello alla ricerca di una porzione di roccia che “canti” bene, piana e ben versata in funzione della direzione di trazione.
  • 2)      Trovata la posizione pulire e spianare bene con colpetti di piantaspit (con boccola inserita…) la porzione di roccia interessata. Tener conto che lo spazio “in piano” dovrà servire per appoggiarvi tutta la superficie della piastrina o dell’anello.
  • 3)      Se si dispone di un trapano iniziare la a forare SENZA percussione, in maniera perpendicolare alla roccia. Se si usa il piantaspit non battere i primi colpi con foga: si evita di svasare l’imbocco.
  • 4)      A “taglio” meglio forare con  asse che sia leggermente verso la direzione della trazione, tiene un pochino di più!
  • 5)      (trapano) eseguire un foro profondo almeno 20 mm e punta da 12 mm.                                                        
  • 6)      (trapano) NON finire il foro solo con la punta del trapano, PERICOLO! Estrarre la punta e rifinire a mano come segue.
  • 7)      (piantaspit) forare sino a raggiungere una profondità che sia tale da fare entrare nel foro tutta la boccola per un massimo di 2/3 mm: mai terminare il foro con la boccola che fuoriesce.
  • 8)      Pulire dalla polvere, ogni tanto, durante le operazioni di scavo con: pompetta, soffiando, con tubetto, etc.
  • 9)      Estrarre la boccola e pulire dalla polvere definitivamente.
  • 10)  Inserire il conetto sul fondo della boccola ed infilare il tutto nel foro.
  • 11)  Battere dolcemente sul piantaspit sino a far entrare il bordo esterno della boccola a filo della roccia: entrare un po’ di più nel foro è meglio che restarne un po’ fuori (1 o 2 mm non di più).
  • 12)  Svitare il piantaspit per lasciare in sede la boccola.
  • 13)  Posizionare la piastrina con il relativo bullone (marcato 8.8 o A2) senza serrare eccessivamente con la chiave da 13. Ricordre che i bulloni da “piastrina” sono più corti che quelli da “anello”: provare per credere…
  • 14)  L’ancoraggio è pronto, inserisci il moschettone e la corda poi.… appenditici!

Messa in posa FIX (Spit FIX M8-10).

  • 1)      Battere con un martello alla ricerca di una porzione di roccia che “canti” bene, piana e ben versata in funzione della direzione di trazione.
  • 2)      Trovata la posizione pulire e spianare bene con colpetti di piantaspit (con boccola inserita…) la porzione di roccia interessata. Tener conto che lo spazio “in piano” dovrà servire per appoggiarvi tutta la superficie della piastrina o anello.
  • 3)      Iniziare a forare SENZA percussione, in maniera perpendicolare alla roccia: serve a NON svasare l’imbocco.
  • 4)      Meglio forare con  asse che sia leggermente verso la direzione della trazione, tiene un pochino di più!
  • 5)      Eseguire un foro di diametro 8 mm profondo non meno di 50 mm.
  • 6)      Non è così importante pulire dalla polvere.
  • 7)      Estrarre la punta e:
  • 8)      PLACCHETTA: Inserire nel tassello la plachetta, la rondella ed il dado, avvitandolo fintanto che non sporge di 1 mm dalla testa (due o tre giri).
  • 9)      Immergere il tassello nel foro fino a comprimere la rondella fra dado e roccia, se necessario martellare con leggerezza.
  • 10)  Serrare fortemente con la chiave da 13 (2 Kgm, circa mai di meno sennò il FIX non regge!). Dal foro usciranno altri 7 mm di barra filettata: almeno 5 mm di filetto devono restare dentro il foro.
  • 11)  ANELLO: Inserire la rondella e il dado (non inserire l’anello) avvitandolo di almeno SEI giri.
  • 12)  Immergere il tassello nel foro fino a comprimere la rondella fra dado e roccia, se necessario martellare con leggerezza.
  • 13)  Svitare il dado e la rondella ed inserire l’anello.
  • 14)  Serrare fortemente con la chiave da 13 (2 Kgm circa). Dall’anello non dovranno uscire troppi mm di barra filettata perché se troppi impediranno l’inserimento dei moschettoni, se poca garantirà poca tenuta… 
  • 15)  L’ancoraggio è pronto, inserisci il moschettone e la corda poi.… appenditici!

FIX in acciaio inox (SIT FIX M-8-20 inox).
Si suggeriscono per armi fissi. Uniti a piastrine, anelli, maglie rapide o moschettoni in acciaio inox garantirebbero armi di notevole durata e con garanzie di tenuta, nel tempo, decisamente migliori dì quelli realizzati con leghe leggere.
Tutti avranno notato che dopo un certo tempo, negli armi fissi, sui moschettoni in alluminio si forma una “schiumetta” bianca indice di deterioramento del materiale. Se trovate sul posto armi così smantellateli e riattrezzate l’armo: non utilizzateli!!
I FIX inox hanno una resistenza alla corrosione praticamente illimitata rispetto ai FIX normali.
Si proceda nel modo seguente:

    • a)      utilizzare tasselli con gambo filettato lungo 30 mm – appunto i SPIT FIX M8-20 inox  perché gli M 8-10 hanno il gambo filettato da 20 mm soltanto-.
    • b)     praticare un foro di almeno 70 mm con diametro - il più possibile esatto - di 8 mm, attenzione a non allargarlo con movimenti impropri della punta del trapano...il che è tutto dire in certe posizioni…
    • c)      la parte filettata che deve essere all’interno del foro deve essere di almeno 13 mm,
    • d)     inserire nel foro il tassello con piccole percussioni dopo averlo dotato di rondella e di dado avvitato fino a fare sporgere completamente la testa non filettata. Al termine di questa operazione la rondella deve essere stretta fra roccia e dado,
    • e)      serrare con chiave da 13 (2 Kgm); dovrebbero uscire al foro almeno 6 mm di barra filettata,
    • f)       svitare dado e togliere rondella,
    • g)      inserire nella barra filettata l’anello o la placchetta e fissarli con il dado avvitato alla stessa coppia di serraggio di cui al punto e). In questa fase può accadere che il tassello “balli” nel foro. Non preoccupatevi, un nuovo adeguato serraggio del dado riporterà tutto nelle condizioni normali (provare per credere).

GLI SPIT FIX INOX POTREBBERO EGREGIAMENTE SOSTITUIRE GLI SPIT ROC (non inox) IN OGNI TIPO DI ARMO.

Considerazioni generali riassuntive.

    • a)      Innanzi tutto scegliere una buona roccia, sennò tutto i resto è inutile…
    • b)     I FIX normali - non inox - tengono meno dei ROC (dal 20% al 40%),
    • c)      Bullone marcatura 8.8 o A2 per i ROC.
    • d)     Dado marcatura 8.8 - 8.25 – A2 per i FIX,
    • e)      Utilizzare FIX “normali” M 8-10 mentre gli inox devono essere M 8-20,
    • f)       Utilizzare le placchette a taglio e solo gli anelli anche ad estrazione,
    • g)      Il problema dei FIX è: come lasciarli quando si disarma? Il continuo serrare potrebbe portare a pericolosi “giochi”: bastano pochi decimi di mm nel manicotto di tenuta per creare le condizioni che possono portare alla “sfilatura” del tassello con le sole dita! pensateci ogni volta e provate a controllare se si sfilano!
    • h)      Per armi fissi si suggerisce quindi di lasciare i FIX con piastrine - o anelli - ed il dado serrato,
    • i)        La forza di serraggio ideale sia per i FIX che per i ROC dovrebbe essere di 2 Kgm ossia forte ma non eccesiva.
    • j)       Per i ROC basta che la piastrina, o l’anello, sia ben aderente alla roccia e non “balli”, inutile serrare con forza
    • k)     Per i FIX invece - se troviamo solo la barretta filettata sul pozzo - le piastrine e gli anelli devono essere serrati con “dolcezza” senza tentare di serrare nuovamente con forza, basta che non si muovano,
    • l)        Evitare d’infiggere ROC o FIX in concrezioni!!
    • m)    Il ROC tiene bene anche con la boccola inserita nel foro fino a 2 mm, non è lo stesso se  ne fuoriesce,
    • n)      Il FIX normale deve avere la parte filettata immersa per almeno 5 mm,
    • o)     Il FIX inox invece deve avere la parte filettata immersa nel foro di almeno 13 mm,
    • p)     La perpendicolarità del tassello rispetto alla superficie della roccia è garanzia per una ottima tenuta a “taglio”; una inclinazione di 5°/10° verso la direzione  di trazione produce, sempre a taglio, il massimo rendimento. Ad “estrazione” meglio essere precisi: massima “verticalità” rispetto alla direzione di trazione.
    • q)     Per creare armi doppi forare ad una distanza di almeno “un palmo” tra un foro e l’altro,
    • r)       In caso di necessità estrema anche un doppio attacco a pochi centimetri di distanza è meglio che uno solo!
    • s)      La presenza di un foro vuoto o di un tassello non caricato nelle vicinanze di quello che andrebbe realizzato non comporta diminuzioni della tenuta,
    • t)       La superficie attorno al tassello deve essere il  più possibile piana e con l’imbocco del foro senza svasatura.
    • u)      Il bullone deve essere inserito nella sede filettata per una profondità pari almeno al diametro effettivo del bullone stesso, quindi nel FIX deve essere avvitato per almeno 5 giri completi.
    • v)      Controllare tutto sempre e comunque!

Attacchi con collante chimico.
Negli ultimi anni si sono affacciati sul mercato attacchi basati su collanti chimici bicomponenti di grande tenuta.
Per la pratica speleologica sono in corso studi a Costacciaro che hanno portato ad apprezzare gli alti valori di resistenza a trazione che questi garantiscono.
Nel dettaglio andiamo a chiarire cosa sono e come si utilizzano.
Per fissare a parete un attacco abbiamo visto che si utilizzano strumenti nati per l’edilizia (ROC e FIX) e di cui noi speleo ci siamo appropriati andando a sostituire i vecchi chiodi da roccia di origine alpinistica.
Ora con i “chimici” si aprono nuove prospettive.

COSA SONO GLI ATTACCHI CON COLLANTE CHIMICO.
Sono costituiti da un foro nella roccia, riempito di una sostanza chimica pastosa bicomponente (COLLANTE) entro cui si infila una barra filettata o zigrinata (MAI LISCIA) con un anello all’estremità che fuoriesce. Dopo un certo tempo, necessario per la solidificazione del collante, è possibile sottoporre a carico l’anello esterno con risultati di grande tenuta, superiori di molto ai classici SPIT o FIX: unico inconveniente è il tempo d’attesa per la solidificazione del collante che rende inutilizzabile questo tipo di tecnica per le cosiddette “punte” o armi che necessitano di progressione veloce senza tempi d’attesa.
Speriamo che l’evoluzione della tecnologia permetta di avere tempi di solidificazione brevissimi, tanto da rendere utilizzabili questi sistemi come i FIX o gli SPIT…..vedremo.

Come avviene la tenuta.
Dopo oltre 130 prove eseguite a Costacciaro con diverse forme e misure, in varie condizioni, è emerso che ad estrazione il meccanismo di tenuta degli ancoraggi chimici porta alla rottura del sistema-ancoraggio con l’estrazione della barra dal cemento chimico,lasciando un foro profondo quanto la parte di barra filettata immersa nel collante e con diametro massimo pari al diametro della barra stessa misurato sulla parte esterna dei filetti. La parte di barra estratta si presentava come un cilindro di superficie uniforme, con filetti riempiti di collante.
Si osservava che non c’era alcuna adesione tra collante ed il metallo della barra dopo l’indurimento del collante, tanto che la barra poteva essere estratta semplicemente svitandola.
Ciò che produce a tenuta del tassello chimico nel foro è l’incastro che si determina fra i filetti della barra e i conseguenti filetti del colante.
Non ha alcun effetto di tenuta il contatto tra il fondo della barra ed il collante.
Infine è emerso che un ancoraggio chimico è tanto più resistente quanto maggiore è il diametro della barra e quanto più questa è immersa nel foro.
 
la resistenza,  in pratica.
Costacciaro, anno 2004, prove effettuate con: 6 diversi tipi di collanti con diversi tempi di attesa per la solidificazione, barre d’acciaio inox 12.9 a filettatura M8, temperatura 15°, profondità del foro 68,5 mm e suo diametro 10 mm.
Valori di resistenza ad estrazione ottenuti:

  • ·        Dopo appena 30 minuti dalla messa in opera la tenuta di tutti i siatemi era superiore o pari a 2.000 kg;
  • ·        3 tipi di collanti hanno mostrato d’avere resistenza massima di circa 4.000 kg;
  • ·        gli altri 3 tipi sono giunti ad otre 6.000 kg; 
  • ·        la resistenza massima sopra citata si è ottenuta dopo 72 ore, oltre questo tempo si stabilizzava per tutti i collanti.

Metodo d’infissione.

  • 1.      trapano con punta di 2 mm più grande della barra,
  • 2.      barra di diametro di 2 mm più piccola del foro, filettata o zigrinata - mai liscia -, con anello finale,
  • 3.      forare quanto basta per la lunghezza della barra che deve entrare nel foro aumentata di 1 o 2 mm,
  • 4.      pulire bene dalla polvere attraverso apposita pompetta,
  • 5.      scovolare con apposito attrezzo,
  • 6.      prendere il collante (già pronto) nell’apposito “spremitore” (presenta un becco lungo con interno elicoidale per la miscelazione dei due componenti che formeranno il collante),
  • 7.      gettare via la prima spremitura di colla sino a quando non diventa di colore omogeneo,
  • 8.      riempire il foro partendo dal fondo con estrema cura evitando bolle d’aria, sino a raggiungere il bordo, a filo superficie,
  • 9.      inserire la barretta dolcemente “avvitandola” cercando di mantenere il centro del foro (è importante mantenere il centro del foro!) e magari non toccare il fondo, ma non è fondamentale.
  • 10.  attendere il tempo necessario…(più  si attende e meglio tiene), poi attrezzare per la progressione.

suggerimenti.

  • ·        La barra filettata deve essere troncata di circa 45° all’estremità che finisce in fondo la foro, così si evita che qualche buon tempone la sviti e se la porti a casa.
  • ·        Evitare che il colante sia scaduto (anche se prove effettuate collante scaduto da più di 1 anno hanno portato a valori simili a quelli ottenuti con collante nuovo…)
  • ·        Che la barra sia posta il più possibile in centro al foro e non tocchi le pareti.
  • ·        Che il foro e la barra NON abbiano lo stesso diametro.
  • ·        Che il foro non sia impolverato o bagnato (usare gli appositi attrezzi forniti dalla casa produttrice del collante e, per il foro “asciutto” si rilevi che nel trapanare, il calore prodotto, asciuga quanto basta. Non attendere troppo dopo l’esecuzione del foro sennò si inumidisce nuovamente….siamo in grotta e non in appartamento!)
  • ·        La temperatura della grotta influisce sui tempi di essiccazione del collante: più è fredda e più tempo serve per la solidificazione….teniamone conto.  

Mario 0+ CACOTRE
(massima fondamentale: la validità di una informazione dipende dalla fonte da cui proviene).

Lavoro d’estrapolazione dei dati eseguito da Mario 0+: non si assumono responsabilità in caso di incidenti nell’utilizzo dei materiali d’armo con le indicazioni trovate nel presente testo  perché se non siete capaci non è colpa mia!
Tutti i dati sono stati tratti da ”La resistenza dei materiali speleo-alpinistici”  CTM  1989;  “Resistenza delle attrezzature speleo alpinistiche – XXIII corso nazionale di aggiornamento e specializzazione su caratteristiche e resistenza dei materiali - dicembre 2004 a cura di Francesco Salvatori”; “Tecniche di grotta”  di Badino G. (lo “speleo divino” e se lo dice Lui che si fa così…) “Grotte e Forre- tecniche speciali e autosoccorso” di Badino G. e Antonini G.